Estate
Laghetti di Colbricon
Le acque pulite e fredde dei Laghetti di Colbricon si adagiano tranquille nella sella naturale formata dalle cime Cavallazza e Colbricon, vette che conservano ancora le ferite aperte dalle trincee della Grande Guerra. Ora sono luoghi di pace e serenità, dove trascorrere una piacevole giornata pranzando al piccolo ma carino rifugio con una bella veranda.
Sono frequentati fin dalla preistoria: diecimila anni fa erano i cacciatori mesolitici che, dalla valle dell’Adige e del Brenta, si spingevano a cacciare in zona durante la bella stagione.
La scoperta fu di Gianluigi Secco, “Giangi” per gli amici, che, nel 1971 ai laghetti con lo zio Luigi, trovò una piccola selce, foriera di importanti studi che portarono i paleontologi a riscrivere la storia umana. Sì, perché quella piccola, particolare “pietra” con segni di scheggiatura non era così per natura. Era frutto dell’abilità dell’uomo preistorico che la rendeva affilata per farne utensili per la caccia e l’uso quotidiano. Altre selci furono poi ritrovate e sono esposte al bar Centrale di San Martino di Castrozza, dove Giangi è ben contento di raccontare di quella pesca fortunata.
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